venerdì 22 febbraio 2013

Aforismi Alain-Fournier

Alain-Fournier

Alain-Fournier, pseudonimo di Henri Alban Fournier, è stato uno scrittore francese, morto all'età di ventisette anni dopo aver scritto un solo romanzo, Il grande Meaulnes.
Data di nascita: 3 ottobre 1886, La Chapelle-d'Angillon
Data di morte: 22 settembre 1914
  • Più ancora di tutte le altre passioni, l'amore vive di attesa e di speranza. È vero che queste passioni non si svolgono senza dolori. Ma certi dolori sono ancora amati, quando conducano per mano altre gioie. Le donne, senza averlo imparato, lo sanno benissimo, e, purché non siano a loro volta trasportate da una forte passione, conoscono perfettamente l'arte di far durare la primavera.
  • Cerco la chiave delle evasioni verso paesi desiderati, forse è proprio la morte.
  • Il "corpo della donna", non è quest'idolo pagano, questo nudo di cortigiana che Hippolyte Taine e Pierre Louys hanno esumato dai secoli greci... La donna è in primo luogo, al tempo dell'infanzia, la madre, la madre che è una veste, una gonna tra le cui pieghe ci siamo rifugiati da bambini, per cercarvi un angolo caldo dove addormentarci.
  • Quando viene la più forte passione umana, l'amore, quello che ci si offre è questo stesso corpo femminile mescolato al nostro misterioso passato infantile e cristiano.
  • Questo corpo così dolcemente riapparso, non è spogliandolo che lo conosceremo meglio; da secoli, nel clima dei nostri paesi, esso è vestito; della nostra infanzia noi gli conosciamo questa veste.
  • È segretamente, gravemente, che si sono spogliate le nostre contadine feconde che hanno partorito la nostra razza; in fondo alle vaste stanze oscure, accanto ai grandi letti sopraelevati come troni, dietro la tenda di cretonne blu, che, da secoli, chiude l'alcova contadina.
  • [...] quella casa dove passai i giorni più tormentosi e dolci della mia vita – dalla quale si gonfiarono, per ritornare poi a spezzarsi come onde su uno scoglio solitario, le nostre avventure.
  • La nostra avventura è terminata. L'inverno di quest'anno è morto come la tomba. Forse quando moriremo, forse soltanto la morte potrà darci la chiave e il seguito e la fine di questa avventura mancata.
  • In febbraio, per la prima volta in quell'inverno, cadde la neve, seppellendo per sempre il nostro romanzo dell'anno passato, confondendo le piste, cancellando l'ultima traccia.
  • Mi passa per la testa questo orrendo pensiero: che ho rinunciato al paradiso e sono qui a pesticciare impaziente alle porte dell'inferno.
  • Questa serata che avrei voluto eludere, finisce per pesarmi in modo strano. Mentre il tempo passa, e il giorno sta per chiudersi ed io lo vorrei diggià morto, ci sono uomini che in esso hanno riposto ogni speranza, ogni amore, le forze estreme. Ci sono uomini agonizzanti, altri che temono una scadenza e vorrebbero che domani non arrivasse mai; altri ancora per i quali domani spunterà come un rimorso. Certi sono sfiniti e questa notte non sarà mai abbastanza lunga per dargli tutto il riposo che occorre. Ed io, che ho buttato la mia giornata, con che diritto oso invocare il domani?

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