giovedì 28 febbraio 2013

Aforismi Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni è stato un regista, sceneggiatore, montatore, scrittore e pittore italiano, considerato uno dei più grandi registi della storia del cinema.
Data di nascita: 29 settembre 1912, Ferrara
Data di morte: 30 luglio 2007, Roma
  • Noi sappiamo che sotto l'immagine rivelata ce n'è un'altra più fedele alla realtà, e sotto quest'altra un'altra ancora, e di nuovo un'altra sotto quest'ultima, fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai, o forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà.
  • Cominciando a capire il mondo attraverso l'immagine, capivo l'immagine, la sua forza, il suo mistero.
  • Quando tutto è stato detto, quando la scena madre sembra chiusa, c'è il dopo, e mi sembra importante far vedere il personaggio proprio in questi momenti, e di spalle, e di faccia, e un suo gesto e un suo atteggiamento perché servono a chiarire tutto quello che è avvenuto e quello che di quanto è avvenuto è rimasto dentro ai personaggi.
  • La maggior parte dei registi mente, ne sono profondamente convinto. E' così facile servirsi del cinema che pochissimi, oggi, arrivano a dimenticare l'efficacia del mezzo che hanno tra le mani.
  • Mi sono sempre preoccupato di cercare di dare, attraverso un particolare impegno figurativo, una maggiore suggestione all'immagine, per far sì che un'immagine composta in un particolare modo, aiutasse me a dire quello che io volevo dire con quella inquadratura, e aiutasse lo stesso personaggio ad esprimere quello che doveva esprimere, e cercasse inoltre un rapporto tra personaggio e fondo, quello cioè che sta dietro al personaggio.
  • Qualcosa che tutti i registi hanno in comune, credo, quest'abitudine a tenere un occhio aperto al di dentro e uno al di fuori di loro. A un certo momento le due visioni si avvicinano e come due immagini che si mettono a fuoco si sovrappongono. È da questo accordo fra occhio e cervello, tra occhio e istinto, tra occhio e coscienza che viene la spinta a parlare, a far vedere.
  • Vedere è per noi una necessità. Anche per il pittore il problema è vedere. Ma mentre per il pittore si tratta di scoprire una realtà statica, o anche un ritmo se vogliamo, ma un ritmo che si è fermato nel segno, per un regista il problema è cogliere una realtà che si matura e si consuma, e proporre questo movimento, questo arrivare e proseguire come una nuova percezione.
  • E' importante, più per un regista che per gli altri artisti, per la complessa materia che ha tra le mani, essere impegnato in qualche modo eticamente.
  • È stato proprio fotografando e ingrandendo la superficie delle cose che stavano intorno a me che io ho cercato di scoprire quello che c'era dietro queste cose, quello che c'era al di là.
  • Io non so com'è la realtà... ci sfugge, mente di continuo. Io diffido sempre di ciò che vedo, di ciò che un'immagine ci mostra, perché immagino ciò che c'è al di là: e ciò che c'è dietro un'immagine non si sa.
  • Un regista che lavori con sincerità è, prima di essere un regista, un uomo, perciò, se è sincero, mette tutto se stesso in quel film, e quindi la propria morale, le proprie opinioni. Credo che non si debba partire da idee preconcette, da tesi, perché questo meccanizza tutto, raffredda tutto, ma sia, invece, necessario seguire la propria storia, i propri personaggi che sono quello che sono ed esprimere così una certa morale.
  • Un autore di cinema può cogliere la realtà in un romanzo, in un fatto di cronaca o nella propria immaginazione, ma quello che conta è il suo modo di isolarla, di stilizzarla, di farla sua.
  • Un regista non fa altro che cercarsi nei suoi film. I quali sono documenti non di un pensiero fatto, ma di un pensiero che si fa...Ecco un'occupazione che non mi stanca mai: guardare... Quando un film è finito si è allo scoperto, esposti agli sguardi e all'ironia di tutti, senza poter raccontare a nessuno la propria personale avventura che non è registrata nel film né nella sceneggiatura.
  • Quando il film è finito rimane sempre una violenza inespressa, un resto di materia e di cattiveria che ci spinge a riprendere il pellegrinaggio, da un luogo all'altro, per vedere, interrogare, fantasticare su cose sempre più sfuggenti, in vista del prossimo film.
  • Un film...non ha bisogno di essere "capito", basta che sia "sentito". Per ogni spettatore vedere un film deve essere soprattutto una esperienza personale, intuitiva.
  • Non bisogna lasciare che un film finisca con la fine del film, ma bisogna fare in modo che il film si prolunghi proprio all'esterno di se stesso, proprio dove siamo noi, dove viviamo noi che siamo i protagonisti di tutte le storie.
  • Bisogna che un film abbia una eco nella vita dello spettatore, che lo spettatore se lo porti dietro. E allora, se questa eco rimane, rimane all'interno dello spettatore, allora vuol dire che l'esperienza che lo spettatore ha vissuto vedendo il film gli è servita.
  • Mi sono fatto da solo. Credo di aver avuto per maestri i miei occhi.
  • Fare un film è altra cosa dal valutarlo, sono "mestieri" diversi. Alle volte però sono stati praticati entrambi e il lavoro di critico è diventato quasi una premessa, più o meno esplicita, di quello di regista.

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